Spesso attacchiamo noi stessi – e la nostra capacità di essere felici – a un risultato desiderato, per poi ritrovarci delusi quando quel risultato non si realizza. Scopriamo come potete lasciar andare, coltivare il distacco e iniziare a vivere da un luogo di felicità.
Il distacco rivela il grande paradosso della vita: per acquisire qualcosa, bisogna rinunciare all’attaccamento ad averla. Quando si riconosce che l’unica vera fonte di sicurezza è vivere come il proprio vero sé, allora ci si può distaccare più facilmente. Ma cosa si intende esattamente quando si parla di distacco?
Che cos’è il distacco?
Il distacco può essere definito come “uno stato di obiettività o non attaccamento”. Essere obiettivi è molto utile per praticare il distacco. Tuttavia, essere distaccati non è molto utile. Quando si diventa emotivamente distaccati, si è disconnessi dai propri sentimenti. Non siamo realmente coinvolti nelle decisioni, nelle azioni, nelle relazioni e nella vita. Io consiglio di immergerci completamente a livello emotivo in qualsiasi cosa vogliamo.
Il vero distacco permette un coinvolgimento profondo, grazie alla mancanza di attaccamento al risultato. Il trucco consiste nel comportarci come un attore premiato con l’Oscar che interpreta un ruolo: immergerci completamente nelle emozioni e riconoscere che si può uscire dal personaggio ed essere obiettivi. Le emozioni di quel momento sono reali quanto i nostri sogni, obiettivi e progetti. Ma, se necessario, si può uscire da essi. Questa capacità di riconoscere che si può uscire dal personaggio e riflettere, distaccando chi si è da un risultato desiderato, è il vero distacco.
“Il vero distacco non è una separazione dalla vita, ma la libertà assoluta all’interno della vostra mente di esplorare la vita”.
Indizi di attaccamento
Quando si è attaccati a un oggetto, a un obiettivo, a un sogno o a un’altra persona, si può pensare che “se non ho quello, non sarò completo”. Questo genera sentimenti quali:
- Ansia
- Paura
- Rabbia
- Gelosia
- Mancanza di speranza
- Tristezza
- Disconnessione
- Orgoglio
- Vanità
A cosa ci attacchiamo?
Molte persone sono attaccate a relazioni, denaro, status sociale, lavoro e altro ancora. In pratica, tutto ciò che si può usare per descrivere chi siamo può essere un segno di attaccamento. Potrei dire: Sono una bionda, moglie, madre, figlia e sorella, fisicamente sana e socialmente vivace. Sono un’insegnante, una scrittrice e una studentessa. Tuttavia, se mio fratello muore e io non sono più una sorella, sono ancora io. Se cambio il mio lavoro e smetto di scrivere, sono ancora io. Riconoscere che il “me” rimane senza tutti i descrittori è l’obiettivo.
Come coltivare il distacco: 5 passi verso il non attaccamento
1. Osservare la propria mente
Diventiamo consapevoli del tipo di pensieri che facciamo abitualmente. Con quali cose o descrittori ci identifichiamo maggiormente? Diventiamo uno studente di noi stessi e aumentiamo la consapevolezza dei punti in cui l’attaccamento è più frequente per noi. Riconosciamo che l’attaccamento ha una carica emotiva. Notiamo dove la sentiamo nel nostro corpo fisico. È diverso per ogni individuo e conoscere i propri schemi è uno strumento utile per creare un cambiamento.
2. Distinguere tra ego e realtà
Il nostro ego potrebbe dirci che non aver ottenuto il lavoro desiderato ha rovinato la nostra carriera. La realtà è che siamo delusi perché non abbiamo ottenuto ciò che volevamo. Non è cambiato nulla, se non i nostri pensieri sul nostro potenziale futuro. La situazione reale è la stessa che c’era prima di non ottenere il lavoro e possiamo ancora fare carriera.
3. Abbracciare l’incertezza
Solo la volontà di abbracciare l’ignoto offre sicurezza. Come dice Deepak Chopra, “chi cerca la sicurezza nel mondo esterno la insegue per tutta la vita”. Lasciando andare l’attaccamento all’illusione della sicurezza, che in realtà è un attaccamento al conosciuto, si entra nel campo di tutte le possibilità. È qui che troveremo la vera felicità, l’abbondanza e l’appagamento.
4. Meditare
La meditazione è un mezzo per aiutare la nostra mente a rilasciare gli schemi di pensiero e di azione che non ci servono più. Dedichiamo un po’ di tempo alla meditazione ogni giorno e osserviamo come gli schemi della nostra vita iniziano a cambiare.
5. Non rimproverarsi per essere caduti nelle vecchie abitudini
Il primo passo per cambiare è riconoscere ciò che si vuole cambiare. Invece di sentirci frustrati o delusi quando ricadiamo in una vecchia abitudine, festeggiamo il fatto che ora stiamo notando quando ripetiamo lo schema di pensiero o l’abitudine. Col tempo, questo ci permetterà di trasformare il nostro comportamento.
Felicità
Quando iniziamo a vivere una vita che inizia con la felicità da un punto di vista interiore, anziché attribuire la nostra capacità di essere felici alle condizioni esterne, allora abbiamo compreso il distacco. Ricordiamo, è una pratica. La felicità è il viaggio e non la destinazione, o come ha detto Wayne Dyer: “Non c’è una strada per la felicità, la felicità è la strada”.
Offerte e proposte per TE:
Ecco una serie di percorsi che possono aiutarti a coltivare questa parte fondamentale della tua natura. Esplora quelle che ti sembrano più adatte a TE:
- Mindfulness, Meditazione e il Movimento: impara a stare in TE
- Your 14 days habit: Impara a coltivare una pratica meditativa in 14 giorni.
- Your Day Starter: Crea un’abitudine
- Your inspiration board: Permetti all’intuizione di scegliere la pratica adatta a TE
*Nota del redattore: le informazioni contenute in questo articolo sono destinate esclusivamente all’uso didattico e non sostituiscono la consulenza, la diagnosi o il trattamento di un medico professionista. Rivolgetevi sempre al vostro medico o ad altri operatori sanitari qualificati per qualsiasi domanda relativa a una condizione medica e prima di intraprendere qualsiasi dieta, integratore, programma di fitness o altri programmi di salute.