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Che cosa non ci dicono del salmone?

Partendo da una semplice analisi di mercato, il salmone risulta uno dei pesci più amati dei consumatori. Tutto proveniente da acquacoltura convenzionale e solamente una piccola percentuale dal biologico. Ancora meno quello selvatico. Quindi, in realtà, il salmone fa bene o no?

Il salmone è tossico?

Quello che bisogna valutare è la presenza dei contaminanti nel pesce, che sono determinanti per il grado di tossicità dello stesso. Come vengono cresciuti e nutriti i salmoni? Come vengono protetti da malattie e parassiti? È necessario utilizzare importanti dosi di antibiotici per evitare il rischio di malattie (antibiotici che restano nella carne del pesce soprattutto in quella affumicata).

In entrambi i casi sul fondale sotto l’allevamento si depositano comunque importanti quantitativi di detriti che causano inquinamento e aumentano il pericolo di malattie. Situazione preoccupante dato che, a differenza di quanto accade agli esseri umani, è raro trovare tumori nei pesci. Infatti fino ad un paio di anni fa, molte specie di pesci non avevavo per nulla documentazioni che parlassero di tumori. Molti, degli addetti ai lavori, credono che il pericolo sia reale e che di fatto venga venduto pesce contaminato senza pienamente rendere pubblici (o far comprendere ) i pericoli per la salute.

In tal senso test di laboratorio, eseguiti di recente, hanno valutato la presenza di pesticidi, residui di farmaci veterinari inquinanti come diossine e metalli pesanti. Un nuovo elemento si aggiunge alla discussione. L’etossichina, un antiossidante sospetto cancerogeno aggiunto a gran parte delle farine di pesce (l’impiego di questo antiossidante sarà vietato in UE dal 2020) per cui la ricerca del prodotto garantito presenta gli stessi inconvenienti di contaminazione del tradizionale ed è anche meno sostenibile da un punto di vista ambientale.

E riguardo i preziosi grassi omega 3 e 6?

Ora però parliamo di alternative in grado di soddisfare il fabbisogno di acidi grassi: Omega 3 e 6. Anche in questo caso ci si avvale di tabelle convenzionali studiate appositamente da nuclei medico-scientifici, per non lasciar spazio all’improvvisazione o al fai da te.

L’apporto quotidiano di acidi grassi Omega 3, correttamente bilanciati con gli Omega 6, è fondamentale per qualsiasi tipo di dieta. Olio e semi di lino sono la fonte vegetale per eccellenza. Seguono le noci, mandorle e nocciole. Vegetali a foglia verde, spinaci, broccolo e cavolo ne contengono in piccole quantità. Insieme alle svariate leguminose riescono a fornire apprezzabili livelli di acido alfa-linoleico. Dell’Oriente abbiamo introdotto le alghe, anch’esse ricche di omega 3, che varia a secondo del tipo/lavorazione.

E per concludere, il mercato propone per il palato e l’aspetto organolettico: prodotti che riproducono fedelmente i sapori del pesce con svariate preparazioni a base di fibra di Konjac, soia, spezie e da aromi vari.

Purtroppo i mari risultano sempre più inquinati e con i metalli pesanti in aumento non sempre è la scelta più salutare.

Fonti:
The Livingspirits
Il fatto alimentare
Eco news int.
One Green Planet
Sea Shepherd Global

Di Dino Almonac, Veg Food Consultant

 

 

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