L’amore è un’abilità: meditazione di amorevolezza

L’amore è un’abilità e può essere allenata! Vediamo come unire il cuore e la mente attraverso la meditazione di amorevolezza.

L’amorevolezza (Pali, metta) non può esistere se non sgorga dal cuore. Finché è solo incorporata in una parola, non è nulla, non ha valore. Non significa nulla di per sé, così come la parola “fiume” è solo una descrizione che bisogna sperimentare per conoscerla. Se diciamo a un bambino piccolo “fiume”, non saprà di cosa stiamo parlando. Ma se mettiamo la mano del bambino nell’acqua e gli facciamo sentire il flusso, allora il bambino saprà cos’è un fiume, indipendentemente dalla familiarità con la parola.

Lo stesso vale per la gentilezza. La parola è priva di significato. Solo quando la sentiremo scorrere dal nostro cuore potremo avere un’idea di ciò di cui il Buddha ha parlato in tanti discorsi. La vita non può essere vissuta pienamente se non è vissuta sia con il cuore che con la mente. Se si vive solo con il cuore, si è inclini all’emotività.

Mente e cuore insieme

Emotività significa reagire a tutto, e questo non funziona. La mente ha il posto che le spetta. Bisogna anche capire cosa sta succedendo. Tuttavia, se si capisce solo bene, si può essere intellettualmente avanzati, ma il cuore non è impegnato. Entrambi devono andare di pari passo, cuore e mente insieme. Bisogna capire e usare le proprie emozioni in modo positivo, emozioni che siano appaganti e che portino una sensazione di pace e armonia al proprio cuore.

L’amorevolezza o l’amore – qualunque parola abbia un significato per noi – non è un’emozione che deriva dalla presenza di una persona amabile, o perché siamo con la nostra famiglia o con i nostri figli, o perché qualcuno è degno di amore. Questa reazione utilitaristica e istintiva non ha nulla a che fare con questo tipo di amore. Praticamente tutti possono reagire in questo modo. Non è molto difficile amare i propri figli. La maggior parte delle persone ci riesce. Non è nemmeno molto difficile amare i propri genitori. Alcuni non ci riescono, anche se la maggior parte delle persone ci riesce. Ma non è questo il significato di metta o amorevolezza.

Metta o amorevolezza

Quando il Buddha parla di amorevolezza, parla di una qualità del cuore che non fa distinzioni tra gli esseri viventi. La massima aspirazione menzionata nel discorso sulla gentilezza amorevole è quella di amare tutti gli esseri proprio come una madre ama il suo unico figlio. Chi ha figli conosce il sentimento che si prova per i propri figli e sa riconoscere la differenza. Cosa proviamo per i nostri figli e cosa proviamo per le altre persone? Questo è il lavoro che si deve fare. Se non si è disposti a purificarsi fino a considerare tutti gli esseri come propri figli, non si è compresa la gentilezza amorevole e la sua importanza.

Se vediamo un bambino piccolo che è caduto dalla bicicletta e sta piangendo, sarà naturale prenderlo in braccio e consolarlo. Questa è amorevolezza, ma non è molto difficile. La difficoltà sta nel generare questo sentimento nel proprio cuore verso tutte le persone, la maggior parte delle quali non sono facilmente amabili.

Il cuore ha bisogno di essere allenato perché per natura non è costituito per provare sempre amorevolezza. Per natura contiene sia amore che odio. Contiene cattiva volontà, rifiuto, risentimento e paura, ma anche amore. Ma se non diminuiamo l’odio e non aumentiamo l’amore facendo qualcosa nella nostra vita quotidiana, non abbiamo alcuna possibilità di provare quella sensazione di pace che la gentilezza amorevole genera nel cuore.

L’amore e la gentilezza sono abilità

L’amorevolezza è un’abilità. Non è un difetto o un’abilità innata del carattere. È un’abilità che consiste nel cambiare continuamente se stessi fino a quando tutte le impurità sono state purificate. Non è perché gli altri sono così amabili. Non lo sono.

L’amorevolezza può essere coltivata nel cuore con grande beneficio per noi stessi. Ma la destinazione finale è l’assenza di ego, perché più amorevolezza c’è nel cuore, meno ego. Più l’ego diminuisce, più l’amore può provenire dal cuore. Quando si accolgono altre persone nel cuore, l’io deve farsi da parte per fare spazio. Gli altri ne traggono ovviamente beneficio, ma questa è una considerazione secondaria. L’unica persona che possiamo condurre alla liberazione è noi stessi. Ognuno deve andare da solo. Chiunque voglia venire con noi è il benvenuto. Il carro è grande e non ci sono ancora abbastanza persone a bordo.

Meditazione di amorevolezza – Metta

• Portiamo l’attenzione sul respiro per un momento, per diventare centrati.

• Guardiamo nel nostro cuore e vediamo se ci sono preoccupazioni, paure, dolore, antipatia, risentimento, rifiuto, disagio, ansia. Se ne troviamo qualcuna, lasciamola volare via come le nuvole nere che sono…

• Poi lasciamo che nel nostro cuore sorgano calore e amicizia per noi stessi, capendo che dobbiamo essere i migliori amici di noi stessi. Circondiamoci di pensieri amorevoli per noi stessi e di una sensazione di appagamento dentro di noi…

• Ora circondiamo la persona più vicina a noi nella stanza con pensieri amorevoli, riempiendola di pace e desiderando la sua felicità…

• Ora circondate tutti i presenti con pensieri amorevoli…

• Lasciamo che il sentimento di pace si estenda a tutti i presenti e pensiamo a noi stessi come a un buon amico di tutti…

• Pensiamo ai nostri genitori, che siano ancora vivi o meno. Circondiamoli di amore. Riempiamoli di pace e gratitudine per ciò che hanno fatto per noi, siamo loro buoni amici…

• Pensiamo alle persone che ci sono più vicine e più care. Abbracciamole con amore, riempiamole di pace come dono da parte nostra, senza aspettarci che ce la restituiscano…

• Pensiamo ai nostri amici. Apriamo loro il nostro cuore, mostriamo loro la nostra amicizia, la nostra preoccupazione, il nostro amore, donandolo senza aspettarci nulla in cambio…

• Pensiamo ai nostri vicini, alle persone che incontriamo al lavoro, per strada, nei negozi, facciamoli diventare tutti nostri amici. Facciamoli entrare nel nostro cuore senza alcuna riserva. Mostriamo loro amore…

• Pensiamo a qualcuno che ci è antipatico o con cui abbiamo litigato, che ci ha creato delle difficoltà, che non consideriamo nostro amico. Pensiamo a questa persona con gratitudine, come a un insegnante che ci insegna a conoscere le nostre reazioni. Lasciamo che il nostro cuore vada a quella persona, perché anche lei ha delle difficoltà. Perdoniamo e dimentichiamo. Rendiamola nostra amica…

• Pensiamo a tutte quelle persone la cui vita è molto più difficile della nostra, che possono essere malate, in ospedale, in prigione, in un orfanotrofio o in paesi devastati dalla guerra, affamate, storpie, cieche, senza amici o un rifugio, senza poter ascoltare l’insegnamento. Apriamo il nostro cuore a tutti loro. Facciamoli diventare tutti nostri amici, mostriamo loro amore, auguriamo loro felicità…

• Riportiamo l’attenzione su noi stessi. Sentiamo l’appagamento che nasce in noi dal giusto sforzo, la felicità che deriva dall’amare e la gioia che deriva dal dare. Diventiamo consapevoli di questi sentimenti, sperimentiamo il calore che creano in noi e intorno a noi…

Che tutti gli esseri siano felici.

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