Anima

Nondualità: La natura non duplice della realtà (Illuminazione)

In questo articolo affrontiamo in termini semplici le domande sulla nondualità.

Non due: Esperienza, sperimentatore e chi sperimenta è l’esperienza

  1. Qual è il significato di nonduale/nondualità? (dualismo/dualità?)
  2. Quale religione crede nella nondualità?
  3. Che cos’è la non-dualità in termini semplici?
  4. Che cos’è il nondualismo/nondualità nel cristianesimo?
  5. Che cosa significa nondualità nel buddismo?
  6. Che cos’è il pensiero nondualistico?
  7. Come si pratica il non dualismo?
  8. Che cosa dice la Bibbia sul dualismo/dualità e sulla non-dualità?
  9. Che cos’è Dio nel dualismo?

Una comprensione concettuale ma fuorviante della nondualità

Il non dualismo, noto anche come non-dualità, è una convinzione filosofica e spirituale secondo cui l’universo e i suoi componenti non sono entità separate o divise, ma sono un tutto interconnesso e indivisibile. Questa idea di unicità trascende tutti i concetti dualistici, come il bene e il male, il sé e l’altro, il soggetto e l’oggetto.

Il concetto di nondualismo si basa sulla convinzione che la natura dualistica del mondo sia un’illusione e che la vera realtà sia non-duale. Non è facile da capire, ma in termini semplici significa che ogni cosa è interconnessa e non può essere separata dall’altra.

Il dualismo, invece, è la credenza in due entità o principi separati e distinti, come il bene e il male o la mente e il corpo. Il pensiero dualistico crea una divisione tra il sé e il mondo, mentre il pensiero non dualistico vede il sé e il mondo come un’unica entità integrata.

Nelle religioni dualistiche, come lo zoroastrismo e il manicheismo, Dio è visto come un’entità separata e distinta dal mondo e dai suoi componenti. Al contrario, nelle religioni non dualistiche, come l’induismo e il buddismo, il concetto di Dio è spesso visto come “inerente a tutte le cose e non separato da esse”.

Che cos’è la nondualità

La nondualità non è concettuale. È esperienziale, mentre il concetto di non-dualità è l’opposto del concetto di dualità. È la consapevolezza e la cognizione della natura fondamentale dell’esistenza (realtà) come un’unità essenziale indivisibile. Questa consapevolezza non rivela alcuna autentica separazione tra le ovvie dualità della nostra normale dimensione di esperienza. Le dualità sono viste come due facce della stessa medaglia o manifestazioni dello stesso terreno fondamentale.

“Non due”

Nella percezione non duale, la realtà è vissuta come un tutto indivisibile e senza limiti. Questa singolarità è percepita come la verità ultima o la realtà immutabile ed è stata articolata in modo diverso in numerose scuole e insegnamenti spirituali e filosofici. Nonostante la diversità dei modi in cui è stato presentato, il messaggio centrale rimane lo stesso: il carattere dualistico del mondo è solo un’impressione e la vera verità si trova al di là del contrasto del “due”.

Il “non due” è la negazione della dualità. Annulla la nozione e la percezione di due come se avessero una separazione ontologica. Rivela che non c’è divisione o frammentazione nella realtà. È un tutto indivisibile.

La nondualità afferma che le dualità non sono primarie o inalienabili. Piuttosto, sono solo sfaccettature di un’unità più profonda che costituisce la verità di fondo della realtà.

Cos’è la Non-dualità in termini semplici?

La non-dualità è la percezione semplice e chiara che l’esistenza non è composta da parti separate e distinte, ma è un’unità che va oltre i limiti concettuali dell’aggiunta di parti per formare questa unità. Questo riconosce che tutti i confini di separazione sono illusori e che non esiste una vera divisione tra sé e gli altri, tra soggetto e oggetto.

La nozione di “non due” è la semplicità del riconoscimento non duale e si riferisce alla percezione che la realtà non è divisa o separata in parti distinte, ma è un tutto continuo e indivisibile. Il “non due” non rivela alcuna dualità o separazione tra le cose. Tutte sono della stessa natura fondamentale.

Il concetto di “non due” è centrale in molte tradizioni spirituali e filosofiche, tra cui l’induismo, il buddismo e il taoismo, ed è spesso associato alle idee di unità, unicità e interdipendenza. È un aspetto chiave del risveglio o dell’illuminazione e un modo per vedere al di là delle dualità del mondo verso una percezione e una comprensione più profonde della realtà.

L’esperienza del “non due” ci porta al di là delle prospettive dualistiche e ci fa apprezzare l’interezza ininterrotta della realtà. Questa visione più profonda apre la possibilità di cogliere una comprensione profonda del mondo reale e un senso di armonia e di unione.

L’annullamento della dualità è un elemento significativo dell’illuminazione spirituale, poiché incoraggia a indagare oltre le dualità dell’universo per giungere a una comprensione più profonda e inclusiva della realtà. Accettando che le dualità non sono primarie o inalterabili, gli individui possono coltivare un elevato grado di tenerezza e simpatia per gli altri e riconoscere la reciproca dipendenza e interconnessione di tutte le cose.

Che cos’è l’esperienza nonduale?

come fidarsi del nostro intuito

L’esperienza non duale si riferisce a uno stato in cui una persona percepisce la realtà senza dividere i filtri dalla mente. In questa esperienza, l’individuo trascende la divisione tra sé e il mondo esterno, vedendoli come unificati, senza confini, compenetrati e interconnessi.

Questa esperienza profonda e trasformativa cambia la prospettiva dell’universo e il rapporto con esso: non c’è alcun rapporto, l’individuo è l’universo.

Nell’esperienza non duale, l’esperienza di separazione tra se stessi e il mondo esterno si dissolve, dando luogo a pace, piacere e gentilezza, poiché si comprende l’unicità dell’esistenza.

È importante capire che le esperienze non duali non sono la stessa cosa di un'”esperienza religiosa” e possono essere vissute da chiunque, indipendentemente dai sistemi spirituali o di fede. Si tratta piuttosto di esperienze che superano il pensiero dualistico con una chiara comprensione della natura della realtà.

Le esperienze di non-dualità possono essere viste come scorci o istanti di illuminazione e, per alcune persone, possono causare un cambiamento duraturo nella loro percezione e comprensione della realtà.

Qual è la spiegazione della non-dualità?

Non è facile comprendere la non-dualità, perché richiede di andare oltre la natura dualistica della mente e del linguaggio. La nostra mente è una mente comparativa. Conosce confrontando una cosa separata e individuale con un’altra – oggetti, pensieri, persone, sentimenti, ecc. Un semplice sguardo al dizionario rivela l’infinito ciclo del noto, che definisce il noto e il non noto.

Tuttavia, il succo è che la nostra realtà non è frammentata in pezzi separati, ma un insieme continuo e integrato.

Nella nondualità, il pensiero dualistico è visto come una restrizione della nostra percezione. Un semplice cambiamento di prospettiva, che non può essere “fatto” dal duale, porta a una profonda comprensione della realtà. Questa profonda intuizione viene definita coscienza non duale.

La non dualità viene solitamente trasmessa attraverso affermazioni enigmatiche come “non due” o “ciò che si vede è ciò che si cerca”, con l’obiettivo di mettere in discussione le idee dualistiche e instillare la consapevolezza dell’unità di fondo di ogni cosa.

La non-dualità non è un pensiero o un’idea. Può essere sperimentata solo liberando i vincoli delle parole, dei pensieri e dei concetti comparativi. Sondando l’esperienza presente, possiamo penetrare i veli della dualità.

Nondualità contro Illuminazione

La “realizzazione non dualistica” e l'”illuminazione” sono concetti correlati ma distinti nelle tradizioni spirituali e filosofiche.

La realizzazione non dualistica si riferisce alla percezione o alla comprensione esperienziale della realtà come un’unità, un “non due”, che trascende la mente dualistica e comparativa. Si tratta di una realizzazione della natura sottostante e fondamentale della realtà e dell’assenza di un sé separato.

L’illuminazione, invece, è spesso usata per descrivere uno stato di completa comprensione e liberazione dall’ignoranza, dalla sofferenza e dalla rinascita. In alcune tradizioni, l’illuminazione è considerata l’obiettivo finale della pratica spirituale. È associata a una profonda comprensione della realtà, compresa la natura del sé, del vuoto e della Mente.

La realizzazione nonduale può essere vista come un passo o un aspetto del percorso verso l’illuminazione. Il termine “illuminazione” varia a seconda delle tradizioni spirituali e filosofiche e varia anche il rapporto tra realizzazione non duale e illuminazione.

Che cos’è il dualismo e il non dualismo?

Il dualismo si riferisce a una modalità di percezione e comprensione che divide la realtà in parti separate e distinte, come il sé e l’altro, il bene e il male, e così via. Il pensiero dualistico si basa sulla separazione tra chi percepisce e chi è percepito, rafforzando l’illusione di un sé separato.

D’altra parte, la percezione non duale riconosce che la realtà non è fondamentalmente divisa in parti separate e distinte, ma è invece un insieme continuo e interconnesso. Trascende il pensiero dualistico e riconosce che tutto nasce dalla stessa fonte.

In pratica, il pensiero dualistico porta spesso a una comprensione ristretta e limitata della realtà e a sentimenti di separazione e conflitto. La percezione non dualistica, invece, porta a un senso più profondo di interconnessione e a una comprensione più olistica della realtà.

Che cos’è il pensiero non dualistico?

Il pensiero non dualistico è un ossimoro, poiché il cervello/la mente umana è comparativa – fa paragoni e categorizza le esperienze in parti separate e distinte.

Il pensiero non dualistico è una modalità di percezione e comprensione che trascende il pensiero dualistico. Può essere più facilmente compreso in termini concettuali come una percezione esperienziale in cui il pensiero avviene senza un pensatore.

La nondualità non è uno stato statico, ma un processo dinamico di riconoscimento e superamento del pensiero dualistico. Gli individui possono muoversi avanti e indietro tra il pensiero duale e quello non duale. L’incarnazione e l’attualizzazione della coscienza non duale sono spesso viste come un processo di sviluppo spirituale che dura tutta la vita.

La consapevolezza non duale non è limitata a contesti spirituali o filosofici.

Quali religioni credono nella nondualità?

Il Tao: 7 lezioni profonde da una filosofia radicalmente saggia

Il concetto di non-dualità si trova in molte tradizioni spirituali e filosofiche, sebbene sia espresso in modi e gradi diversi. Alcune delle principali tradizioni religiose che abbracciano la nondualità sono:

  • Induismo – La nondualità è espressa attraverso il concetto di Advaita Vedanta, che insegna che la realtà ultima è una coscienza unica, immutabile e infinita che trascende le dualità.
  • Buddismo – insegna che tutti i fenomeni sorgono in dipendenza da altri fenomeni e non hanno un’esistenza intrinseca. (vedi sotto)
  • Taoismo – La noncuranza è compresa attraverso il concetto di Tao, che è visto come un’unità e un’unicità di fondo che trascende le dualità.
  • Sufismo – La nondualità è sperimentata attraverso l’unità con il divino, che insegna che la realtà ultima è una coscienza unica, immutabile e infinita che trascende le dualità.

Sebbene queste tradizioni religiose abbiano espressioni uniche della nondualità, tutte condividono l’idea che la realtà non sia divisa in parti separate e distinte, ma sia un tutto continuo e interconnesso.

Che cosa significa la non dualità nel buddismo?

Nella filosofia buddista, la non-dualità è spesso descritta come “non due”. Ciò significa che la comprensione buddista della realtà trascende le distinzioni dualistiche tra sé e l’altro, tra soggetto e oggetto e così via.

Il sé è visto come illusorio e la natura della realtà come pura spaziosità o nulla. La consapevolezza chiara e trasparente è ciò che percepisce. Questa consapevolezza speculare è consapevole di sé senza un sé come lo intendiamo noi: la consapevolezza è consapevole della consapevolezza.

Il buddismo è una religione?

Il buddismo può essere descritto come una religione, una filosofia e un percorso spirituale. Comprende tutti e tre gli elementi, ma la sua classificazione può essere soggettiva e dipendere dall’interpretazione individuale.

Il buddismo è nato come percorso spirituale nell’antica India, dove il Buddha storico insegnò un cammino di liberazione dalla sofferenza. In seguito si è evoluto in un sistema filosofico ed etico completo, che incorpora meditazione, consapevolezza, etica ed elementi metafisici. In questo senso, può essere considerato una filosofia.

Tuttavia, per molte persone il buddismo è anche una religione, in quanto comprende un insieme di credenze e pratiche che ruotano attorno alla venerazione del Buddha, allo studio e all’applicazione degli insegnamenti buddisti e alla ricerca della liberazione spirituale. Comprende una ricca tradizione di rituali, feste e pratiche devozionali ed è spesso associata a una particolare comunità di credenti e istituzioni.

In definitiva, la classificazione del buddismo può dipendere dalle proprie convinzioni e pratiche personali. Indipendentemente dall’etichetta, il buddismo rimane una tradizione spirituale potente e duratura, che offre un percorso di liberazione, pace interiore e saggezza.

Che cos’è il nondualismo/nondualità nel cristianesimo?

Il nondualismo o nondualità nel cristianesimo è un concetto che riconosce l’unità e l’interconnessione di tutte le cose, anche all’interno del contesto cristiano. Mentre gli insegnamenti cristiani tradizionali spesso enfatizzano la distinzione tra Dio e la creazione, il cristianesimo nonduale riconosce che questa distinzione non è assoluta, ma piuttosto un riflesso dei limiti della comprensione umana.

Il cristianesimo nonduale esprime la non-dualità attraverso il concetto di “scintilla o spirito divino” all’interno di tutte le cose, che riconosce che tutte le cose, compresi gli esseri umani, sono collegate al divino. Questa idea è spesso vista come un modo per riconciliare il pensiero dualistico presente negli insegnamenti cristiani tradizionali con una comprensione non duale della realtà.

Questa interpretazione cristiana della non dualità non sembra avvicinarsi al livello del “non due”, poiché l’anima e Dio sono visti come separati. Una “connessione” con il Divino riflette due, non “non due”. L’unicità dell’anima e di Dio si trova negli scritti esoterici dei mistici cristiani, molti dei quali si sono scontrati con la Chiesa e il cristianesimo tradizionale.

Cosa dice la Bibbia sul dualismo/dualità e sulla non-dualità?

La Bibbia contiene elementi dualistici e non dualistici e i suoi insegnamenti possono essere interpretati sia in modo dualistico che non dualistico.

Nell’Antico Testamento sono presenti concetti dualistici come la separazione tra luce e tenebre, tra bene e male, tra paradiso e inferno. Questi concetti dualistici suggeriscono una divisione tra forze opposte e una chiara distinzione tra bene e male.

Al contrario, il Nuovo Testamento contiene “un’infarinatura” di insegnamenti non dualistici che sottolineano l’unità e l’interconnessione di cose separate. Per esempio, Gesù ha insegnato il concetto di “Regno di Dio”, in cui tutte le cose sono unite, e l’idea dello Spirito Santo come forza unificante nel mondo.

Nella mistica cristiana, il nondualismo si concentra sull’unità dell’anima con Dio. La non-dualità è spesso legata all’esperienza dell’unione divina o dell’unione mistica, in cui l’individuo sperimenta un senso di unità con Dio e con il mondo.

Il concetto di unione divina può ancora mantenere un senso di dualità. Raramente si legge di un’anima che si riconosce come Dio. La Bibbia può essere interpretata in modi diversi e le diverse tradizioni cristiane possono enfatizzare diversi aspetti del dualismo e del non dualismo nei loro insegnamenti.

Mistica cristiana e non-dualità

Il concetto di “Notte oscura dell’anima” di San Giovanni della Croce può essere visto come un’espressione della nondualità.

Nei suoi scritti, San Giovanni della Croce descrive la “Notte oscura dell’anima” come un’esperienza spirituale in cui l’individuo deve lasciar andare il proprio attaccamento alle cose del mondo e al proprio ego per approfondire il proprio legame con Dio. Questo processo è spesso descritto come un’esperienza dolorosa e difficile e come un passo necessario verso una più profonda realizzazione spirituale.

La “notte oscura dell’anima” può essere interpretata come un’esperienza non duale in cui l’individuo trascende la sua natura dualistica e realizza l’unità di tutte le cose. Lasciando andare l’attaccamento all’ego e alle cose del mondo, l’individuo supera la separazione dualistica tra sé e Dio e sperimenta un senso di unità e unicità con il divino.

In questo senso, la “notte oscura dell’anima” può essere vista come un risveglio spirituale in cui l’individuo va oltre il pensiero dualistico e sperimenta un senso più profondo di unità con il divino.

Meister Eckhart, mistico e teologo cristiano tedesco del Medioevo, può essere considerato un sostenitore del non-dualismo.

Meister Eckhart enfatizzò l’unità del sé individuale con Dio e l’idea che il sé e Dio sono essenzialmente la stessa cosa. Insegnava che il sé individuale è una scintilla del divino e che l’obiettivo finale del viaggio spirituale è realizzare questa unità e tornare alla fonte divina.

Gli insegnamenti di Meister Eckhart possono essere considerati come il nondualismo cristiano. La separazione dualistica tra sé e Dio viene trascesa e l’individuo sperimenta un senso di unità e unicità con il divino. Egli sottolineava che il sé e Dio non sono entità separate, ma che il sé è un’espressione del divino e che l’obiettivo finale del viaggio spirituale è realizzare questa unità.

Ci sono stati altri mistici cristiani che possono essere considerati sostenitori del non-dualismo.

Ecco alcuni esempi:

  • Giuliana di Norwich – Anacoreta e mistica inglese che enfatizzò l’idea della presenza del divino in tutte le cose e dell’unità di tutte le cose in Dio.
  • Teresa d’Avila – Mistica, scrittrice e riformatrice spagnola che, come San Giovanni della Croce, scrisse sul cammino spirituale e sull’idea di unione con Dio.
  • San Bonaventura – Frate francescano e teologo italiano che scrisse sull’idea della “Parola divina” come unità e fonte di tutte le cose e meta ultima del cammino spirituale.
  • Enrico Suso – Frate domenicano, mistico e scrittore tedesco che, come Meister Eckhart, sottolineò l’unità dell’io individuale con Dio e che l’io e Dio sono essenzialmente la stessa cosa.

Questi mistici, come Meister Eckhart e San Giovanni della Croce, possono essere considerati i sostenitori del nondualismo cristiano. I loro insegnamenti continuano a influenzare le discussioni contemporanee sulla spiritualità e sul misticismo all’interno della tradizione cristiana.

L’Islam e la nondualità

Il concetto di non-dualità non è centrale nell’Islam, ma alcuni mistici sufi lo hanno discusso e interpretato all’interno della tradizione islamica. Il sufismo, spesso definito il ramo mistico dell’Islam, enfatizza l’esperienza diretta di Dio. Alcuni mistici sufi hanno parlato dell’unità del sé individuale con il divino, simile alla non-dualità.

Ad esempio, il poeta sufi persiano Rumi, del XIII secolo, ha scritto molto sull’unità del sé con il divino e sull’idea che il sé e Dio siano essenzialmente la stessa cosa. Un altro esempio è il pensatore e scrittore sufi persiano del XII secolo Abu Hamid al-Ghazali, che scrisse della fusione del sé individuale con il divino in una completa unità e unicità.

La non-dualità non è ampiamente accettata o enfatizzata all’interno dell’Islam. Alcune interpretazioni dell’Islam rifiutano l’idea dell’unità del sé con il divino, considerandola panteistica o eretica.

Citazioni sulla Nondualità

  • Abu Hamid al-Ghazali: “La verità è che non c’è altro che Dio. Quando vedete le cose come separate, è a causa dei limiti della vostra percezione”.
  • San Giovanni della Croce: “Il centro della nostra anima è dove Dio e l’anima si incontrano e si infondono a vicenda, dove Dio e io diventiamo uno, non per confusione di sostanza, ma per unione trasformante”.
  • Meister Eckhart: “L’occhio con cui vedo Dio è lo stesso occhio con cui Dio vede me”.
  • “Ciò che si chiama spirito non è diverso dallo spazio. Lo spazio all’interno del cuore e quello all’esterno sono gli stessi”. – Le Upanishad, 800-400 a.C. circa.
  • “Il Tao che può essere pronunciato non è il Tao eterno”. – Tao Te Ching, 600 a.C. circa.
  • “L’Uno rimane, i molti cambiano e passano; la luce del cielo splende per sempre, le ombre della terra volano”. – Marco Aurelio, Meditazioni, 170 ca.
  • “Io sono Colui che amo, e Colui che amo è Io. Siamo due spiriti che abitano in un solo corpo”. – Hadith, VIII secolo circa.
  • “Il sufi è colui che ha visto se stesso in tutti e tutti in se stesso”. – Al-Hallaj, 857-922 circa.
  • “La forma è vacuità, la vacuità è forma”. – Sutra del Cuore, Buddismo Mahayana.
  • “Tutte le cose sono contrassegnate dal Sé; il Sé non è contrassegnato”. – Udana, Buddismo Theravada.
  • “La dualità di ‘io’ e ‘mio’ è la radice di ogni sofferenza”. – Dhammapada, Buddismo Theravada.
  • “La natura di tutte le cose è il vuoto, come un’illusione”. – Nagarjuna, Buddhismo Madhyamaka.
  • “Le due facce di una moneta non sono separate; sono inseparabilmente connesse”. – Longchenpa, Buddismo Dzogchen.
  • “Il Sé è uno, senza un secondo”. – Adi Shankara, 788-820 circa.
  • “L’Atman [Sé] e Brahman [Realtà assoluta] non sono due, ma lo stesso”. – Ramana Maharshi, 1879-1950 circa.
  • “Non esiste altro che il Sé, che risplende come coscienza in tutti”. – Anandamayi Ma, 1896-1982 circa.
  • “L’essenza del mondo è pura coscienza, senza dualità”. – Nisargadatta Maharaj, 1897-1981 circa.
  • “Nel Sé, tutte le dualità scompaiono”. – Sri Nityananda, 1900-61 circa.
  • “La dualità del mondo è una mera apparenza”. – Sri Ramakrishna, 1836-1886 circa.
  • “Non siete una goccia nell’oceano. Sei l’intero oceano in una goccia”. – Rumi.
  • “Non ho religione, la mia fede è nell’amore. Non ho casta, la mia grazia è l’umanità”. – Mirabai, una donna del XVI secolo.
  • “Tutte le cose sono permeate di Dio, così come tutte le cose sono permeate di aria”. – Ildegarda di Bingen, mistica cristiana del XII secolo.
  • “L’anima che è pienamente realizzata in Dio non ama né odia nulla di ciò che è stato creato, perché è al di là di tutte le cose create”. – Teresa d’Avila, mistica spagnola del XVI secolo.
  • “Chi realizza il sé non è due, ma uno con tutto ciò che esiste”. – Amma
  • “La separazione tra te e tutto il resto è un’illusione”. – Eckhart Tolle.
  • “La non-dualità è il riconoscimento che tutto è un tutto indiviso”. – Mooji.
  • “La non-dualità non è una destinazione, ma il riconoscimento della nostra vera natura”. – Adyashanti.
  • “La dualità del mondo è creata dalla mente e scompare in assenza di pensiero”. – Toni Packer.
  • “L’universo è un’unità senza soluzione di continuità, infinita e immutabile, al di là del tempo e dello spazio”. – Rupert Spira.
  • “Nella non-dualità, esiste solo il momento presente e in quel momento non c’è separazione tra l’osservatore e l’osservato”. – Paul Hedderman.

Nella non-dualità, non c’è separazione tra l’osservatore e l’osservato. La dualità tra soggetto e oggetto è trascesa e c’è solo l’esperienza pura e non mediata della realtà.

– A. H. Almaas.

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