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Terapia del comportamento contro le fobie, lo stress e l’ansia

Per i comportamentisti ogni comportamento (sia “normale” che “disturbato”) è acquisito con un processo di apprendimento e può essere quindi sostituito con modelli comportamentali che si rivelino meno lesivi per l’individuo e per l’ambiente in cui egli vive e opera. Le terapie comportamentiste o terapia del comportamento (nate negli anni ’50) sono focalizzate esclusivamente sul comportamento, anziché sulle possibili cause (limite superato dalla terapia cognitivo-comportamentale).

Inoltre si basano sul ruolo attivo e direttivo del terapeuta che, oltre alle prescrizioni, fissa gli obiettivi e valuta oggettivamente i risultati. Questo tipo di terapia ha riscosso particolare successo nel trattamento delle fobie, degli stati ansiosi, delle ossessioni, dei disturbi sessuali e dell’alcolismo.

Terapia del comportamento: Le tecniche di decondizionamento e ricondizionamento più usate

  • Esposizione

Tale tecnica consiste nell’esporre sistematicamente il soggetto alla situazione temuta in modo da ridurre l’ansia che a questa si associa. Questa esposizione può avvenire sia per via immaginativa che reale, in tempi rapidi o graduali, utilizzando, ad esempio, la tecnica dell’inondamento (flooding) che consiste nel far immaginare, o nel porre realmente il paziente, nella situazione temuta, evitando qualsiasi possibilità di fuga, portando così l’ansia al massimo livello d’intensità e ottenendo come effetto terapeutico la sua estinzione.

Un’altra forma di esposizione è la tecnica della desensibilizzazione sistematica (messa a punto da J. Wolpe nel 1958). Il paziente posto in condizione di rilassamento muscolare, viene invitato ad immaginare ripetutamente, e in grado sempre crescente, la situazione che gli provoca ansia. Associando l’evento temuto allo stato di rilassamento, il soggetto fobico apprende ad affrontare le situazioni ansiogene senza ricorrere all’evitamento come faceva in precedenza. Questa tecnica di comprovata efficacia, prevede che l’ansia, una volta sostituita da un comportamento con essa inconciliabile come il rilassamento, può venire estinta.

  • Implosione

La tecnica dell’implosione è stata messa a punto da T.G. Stampfl e D.J. Lewis partendo dal presupposto che i sintomi nevrotici rappresentano reazioni di fuga provocate da stimoli condizionati di allontanamento (punizioni o sottrazioni del rinforzo di vario genere). Essi possono quindi essere affrontati eliminando lo stimolo di allontanamento che motiva il comportamento nevrotico. Secondo i principi della generalizzazione e dell’estinzione, si riduce l’avversione allo stimolo condizionato e quindi tolta la reazione di fuga che è ipotizzata alla base del comportamento nevrotico.

  • Avversione

Tramite la tecnica dell’avversione si associa un comportamento indesiderato a stimoli (reali o immaginati) dolorosi o disgustosi, estinguendo le risposte considerate inadeguate. Un esempio banale può essere quello del bambino che si succhia il dito a cui viene messo del peperoncino su di esso in modo tale che associ la fastidiosa sensazione piccante al gesto di succhiarsi il dito. Tale avversione farà in modo che tale comportamento inadeguato si estingua.

  • Condizionamento operante

Ogni comportamento appreso è mantenuto in base alla gratificazione che produce (rinforzo), perciò si possono rinforzare positivamente i comportamenti desiderati per aumentarne la frequenza di emissione e punire (o semplicemente non rinforzare) quelli non desiderati per diminuirne la frequenza. Tale spiegazione non rende merito alla complessità di queste tecniche ed ha puro scopo divulgativo. Esse sono infatti molte di più e sono minuziosamente articolate. Inoltre vengono quasi sempre usate contemporaneamente in veri e propri “programmi di rinforzo differenziale” e prevedono una pregressa analisi funzionale (o comportamentale).

A cura del Dott. Aldo Gabardo

 

 

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