Mente

Terapia Razionale Emotiva: Pensieri freddi, caldi e “bollenti”

Ellis, riprendendo quanto affermato da Abelson e altri, sostiene vi siano cognizioni bollenti che hanno maggiore influenza su di noi, creando sentimenti più intensi di quanto non facciano quelle fredde. Secondo la RET (Terapia Razionale Emotiva), rispetto ad un determinato evento possiamo formulare pensieri freddi, caldi oppure bollenti.

Pensieri freddi, caldi e bollenti

Nel caso dovessimo sostenere ad esempio un colloquio di lavoro potremmo pensare che per ottenere un impiego è sempre necessario impressionare positivamente chi ci esamina. Questo è un pensiero freddo e da un punto di vista emotivo è pressoché neutrale.

Potremmo anche pensare che desideriamo fortemente questo lavoro e poiché abbiamo le caratteristiche necessarie per essere selezionati siamo contenti di affrontare questo colloquio perché ci sono buone possibilità che abbia esito positivo. Questo è un pensiero caldo. Corrisponde a quella che abbiamo chiamato in precedenza convinzione razionale. Tale pensiero induce all’ottimismo e aumenta le possibilità di essere effettivamente assunti.

Se invece esprimiamo una forte valutazione su questo colloquio, avremo un pensiero bollente, quello che per la RET è una convinzione irrazionale. “Devo superare brillantemente il colloquio e ottenere questo lavoro. E’ necessario per essere felice ed essere uno che vale, se dovessi fare una brutta figura e non ottenere questo impiego sarebbe un disastro e la dimostrazione che non valgo niente e che non otterrò mai un lavoro decente!”.

Pensieri bollenti e ansia

Questo pensiero bollente, chiaramente, provoca un forte stato di ansia che probabilmente ci bloccherà rendendoci impacciati durante il colloquio e non facendoci dimostrare quello che sappiamo, con l’inevitabile conseguenza di essere scartati. In questo modo si viene a creare un circolo vizioso, perché ogni qualvolta che dovremo affrontare un colloquio di selezione sprofonderemo in uno stato di agitazione che potrebbe trasformarsi in vero e proprio panico. Le conseguenze di tutto ciò sono a dir poco nefaste: resteremo effettivamente disoccupati per molto tempo e ci sono buone probabilità che l’ansia diventi parte integrante della nostra esistenza, attanagliandoci costantemente e non solo durante i temuti colloqui di lavoro.

I pensieri “bollenti” scottano con diverse gradazioni. Ad alcuni di essi crediamo sempre e fortemente, ad altri invece crediamo ad intermittenza, per così dire, e con minore convinzione. Se una determinata convinzione irrazionale ci procura uno stato di ansia e depressione intensa e duratura, dovremo respingerla vigorosamente e costantemente poiché una contestazione moderata, poco decisa, non riuscirà a eliminare il nostro malessere, perché per quanto razionalmente saremo consapevoli della sua illogicità, in segreto continueremo a crederci e ad alimentarla.

A cura del Dott. Aldo Gabardo

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