Abbiamo tolleranza alla frustrazione? E come migliorarla? Secondo Ellis è difficilissimo migliorare senza un’applicazione e un esercizio costanti. Sono necessari un notevole lavoro e un’incessante messa in pratica per cambiare attivamente le convinzioni disturbanti agendo vigorosamente, e spesso con disagio, contro di esse.
Terapia Razionale Emotiva Comportamentale
La REBT (Rational Emotive Behavior Therapy) non è certo la prima forma di psicoterapia cognitiva basata sulla consapevolezza. Ma essa è la prima ad abbinare al mutamento del pensiero le tecniche comportamentali. Si può essere più che coscienti che si stiano utilizzando modi di pensare che ci danneggino, ma se non si agisce contro di essi, e ciò è estremamente faticoso, certamente non ci sentiremo meglio.
Se ad esempio abbiamo una fobia, come quella di fare amicizia con persone nuove, ogni volta che eviteremo di avvicinarci agli estranei, la rinforzeremo perché proveremo un momentaneo sollievo allontanandoci dalla situazione temuta. Questo è uno dei principi fondamentali del comportamentismo, quello del rinforzo negativo, da non confondere con la punizione con cui non ha nulla a che fare. Se in seguito ad un determinato comportamento si ottiene una diminuzione dello stress o dell’ansia, si aumentano le probabilità di ripetere tale comportamento.
Problemi nevrotici
Ellis afferma che i problemi nevrotici possono essere di due tipi. Disturbi dell’ego e disturbi da bassa tolleranza alla frustrazione. I primi sono causati da pensieri irrazionali che riguardano noi stessi: “devo riuscire a fare tutto bene, devo essere amato e sono una persona da biasimare se non ci riesco”. Queste idee implicano la grandiosità dell’ego perché si pretende di essere sempre perfetti, speciali, ammirevoli, in poche parole dei semidei.
Disturbi da bassa tolleranza alla frustrazione
I disturbi da bassa tolleranza alla frustrazione, detti anche da disagio, sono dovuti invece a convinzioni riguardanti gli altri e il mondo esterno. “Sono una persona speciale e devo essere gratificato in ogni mio interesse o desiderio. Gli altri devono darmi ciò che voglio e le condizioni devono essere favorevoli, altrimenti la vita è orribile e non vale la pena viverla!“. Anche queste idee sono di tipo divino, magico ed hanno ben poco a che fare con la realtà dell’esistenza umana. E’ evidente che più queste idee sono radicate in noi e meno saremo in grado di tollerare la frustrazione quando le cose, ovviamente, non andranno come noi ci auspichiamo.
A guardare meglio si può notare che sia i disturbi dell’ego che quelli da disagio riguardano l’io. “Io devo essere perfetto, io devo avere una vita facile, tutto deve favorire me”.
Come fare?
Secondo Ellis, quando qualcosa continua a sconvolgerci, nonostante siamo consapevoli delle convinzioni irrazionali che causano tale sconvolgimento, quando sappiamo cosa dovremmo fare per smantellarle, ma non ci diamo da fare, rimanendo così in balìa delle nostre emozioni distruttive, è perché siamo vittime della bassa tolleranza alla frustrazione.
Può sembrare troppo difficile lavorare duramente per superare i nostri problemi emotivi in un futuro remoto senza avere una gratificazione immediata, come quella che avremmo, ad esempio, fuggendo da una situazione ansiogena, diventando invece un edonista a lungo termine.
Ragionamento logico
Ellis suggerisce un ragionamento logico perfetto per superare questo blocco derivante dalla bassa tolleranza alla frustrazione. “Se è vero che è difficile applicarsi nell’esercizio della REBT senza ottenere una gratificazione immediata e con la prospettiva di ottenere benefici solamente in un futuro lontano, è altrettanto vero che il contrario offrirebbe una prospettiva ben peggiore, perché un momentaneo piacere comporterebbe una sofferenza a lungo termine, forse infinita. Tutto questo non è piacevole e superare la bassa tolleranza alla frustrazione richiede un grosso sforzo, ma se non si fa nulla al riguardo saranno richiesti sforzi ben maggiori in futuro”.
Sconfiggere la bassa tolleranza alla frustrazione è di fondamentale importanza. Essa rischia di bloccare il processo di cambiamento messo in atto dalla REBT, rendendola praticamente inutile, trasformandola in un mero esercizio intellettuale.
Solo continuando a mettere costantemente in discussione le convinzioni irrazionali si può costituire quella che Ellis definisce una solida “Muscolatura emozionale”. Proprio come quella che sorregge il nostro scheletro, ha bisogno di duro esercizio per fortificarsi.