CHANGE (non CHAlleNGE): Vi ricordate quando su qualunque piattaforma social, nell’estate del 2014, si vedevano personaggi famosi (e non) versarsi in testa un secchio di acqua ghiacciata e poi nominare qualcuno per invitarlo a fare lo stesso?
Era diventato un fenomeno virale in poco tempo, perdendo anche in altrettanto poco tempo il senso originario, che era sensibilizzare l’opinione pubblica sulla sclerosi laterale amiotrofica (SLA) e stimolare le donazioni per la ricerca (questo ve lo ricordavate?).
Grazie a questo fenomeno AISLA (associazione italiana sclerosi multipla amiotrofica) ha raccolto quasi 2,4 milioni di euro da circa 51.461 donatori, ma il dato più rilevante sono stati i famosi TAG su Facebook e Instagram, cioè la visibilità.
Yoga challenge: Visibilità ad ogni costo
Cosa non si farebbe per un po’ di visibilità in questi tempi, facilitati sicuramente da strumenti come i social in grado di divulgare velocemente e ad ampio raggio qualunque cosa faccia soffermare per un attimo in più lo sguardo di più persone possibili su un video o una foto in qualche modo “spettacolare” e magari guadagnare Like e Followers.
Quindi per ottenere questo, cioè far fermare il dito che scorre velocemente i post, i contenuti devono essere in qualche modo attraenti. Ecco quindi apparire lati B in tutte le situazioni possibili, creazioni gastronomiche da chef stellati, teneri cuccioli di qualunque specie… fin qui tutto OK, senza voler entrare nel merito del motivo di questo incessante bisogno di piacere e ottenere approvazione o semplicemente essere visti, che richiederebbe un articolo specifico e molto più dettagliato e profondo.
Molto meno OK invece quando a cercare di piacere sono giovani che si lanciano in imprese ad alto rischio e incredibilmente stupide che spesso sono addirittura state fatali per i protagonisti. Piacere ad ogni costo, persino a quello della vita.
Challenge: Sfida
La parola challenge significa sfida. Il mio parere è che la vita è già un’ottima fornitrice di sfide continue a cui molto spesso non possiamo sottrarci. C’è davvero bisogno di crearne continuamente di altre?
Qualcuno potrebbe obiettare che questi challenge non sono altro che occasioni di condividere qualcosa con il mondo, magari una passione, sentendosi parte di una vasta comunità che condivide gli stessi interessi. Ma allora perché chiamarli Challenge?
Le parole che decidiamo di usare sono importanti
Spesso non facciamo neanche più attenzione alle parole che utilizziamo, ma le parole hanno un forte potere. Anche se lo facciamo giocando e con leggerezza inneschiamo inevitabilmente dei meccanismi di “prestazione”, di paragoni (il peggior atto di violenza contro se stessi) di “sfida” appunto.
Yoga Challenge?
Una delle cose più belle che lo Yoga ha portato nella mia vita è la consapevolezza, il contatto e la comunicazione con il mio corpo e la mia mente e dopo tanti anni (ci ho dovuto lavorare parecchio) l’abbandono del concetto di Performance, della ricerca del superamento di un limite, del raggiungimento di un obiettivo.
E da quando la mia pratica si è liberata da tutto ciò, dall’aspettativa di chissà cosa, tutto è cambiato ed è stato proprio allora che posizioni che mi erano ostiche sono diventate piacevoli, limiti che pensavo fossero definitivi si sono spostati molto più in là, blocchi che credevo insuperabili sono crollati.
Liberi di partecipare a tutti gli Yoga Challenge di tendenza che volete, ci mancherebbe, ma magari provate a sperimentare il senso di leggerezza che si prova nel togliere dalla propria vita e dai propri TAG la parola sfida.