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4 passi per trovare la pace attraverso la compassione

Per quanto desideriamo semplicemente “alzarci e risplendere” ogni giorno, le mattine possono spesso portare un’intensa ondata di emozioni negative. Ci è mai capitato di esserci addormentati dopo aver sentito la sveglia, di aver rovesciato il caffè durante il tragitto verso il lavoro o di essere rimasti fermi nel traffico? Questi momenti possono lasciarvi emotivamente esausti prima delle 8:30 e possono influire negativamente sul nostro lavoro e sulle nostre relazioni. Non siamo soli. Per fortuna esiste la compassione, uno strumento prezioso che può aiutarci a superare i sentimenti di ansia, frustrazione e persino vergogna.

La sofferenza circonda tutti noi e può essere difficile da sopportare. Si può distogliere lo sguardo o cercare di fuggire, ma in qualche modo la sofferenza ci raggiunge. Per fortuna c’è la compassione. La compassione permette di stare con la sofferenza senza farsi sopraffare, senza fuggire e senza fingere che non esista.

Forse abbiamo sentito o letto la citazione del Dalai Lama: “Se vuoi che gli altri siano felici, pratica la compassione. Se vuoi essere felice, pratica la compassione”.

C’è una buona dose di scienza a sostegno di questa affermazione. Le ricerche suggeriscono che gli atti di compassione attivano i “centri del piacere” del cervello. La compassione è anche legata alla diminuzione dell’ansia e all’aumento del benessere generale. Gli studi indicano anche che la compassione ci rende più felici e più sani.

Come aumentare la compassione nella vostra vita

Le tecniche di coltivazione della compassione possono aiutarci a superare questi momenti intensi. Per esempio, io provo ancora dolore, frustrazione, rabbia, paura e tristezza, ma ho imparato a osservare questi sentimenti senza farmi prendere da essi o bloccarli.

Potremmo individuare quattro fasi fondamentali per coltivare la compassione. Ecco una panoramica di cosa sono e come integrarli nella nostra vita.

Passo 1: la consapevolezza

Non si può offrire compassione se non si vede la sofferenza che ci circonda. La consapevolezza ci permette di vedere ciò che accade dentro e intorno a noi.

Secondo Jon Kabat-Zinn, padre della Mindfulness-Based Stress Reduction, la mindfulness è la “consapevolezza che nasce dal prestare attenzione al momento presente senza giudizio”.

Mettiamo giù il telefono, chiudiamo il computer, facciamo qualche respiro profondo e osserviamo il nostro corpo e la nostra mente. Sentiamo tensione in qualche punto, la nostra mente sta ripensando a qualcosa che abbiamo fatto “male” o ci stiamo preoccupando di qualcosa che non possiamo controllare? Notiamo, accettiamo e respiriamo.

Poi guardiamoci intorno e notiamo cosa succede intorno a noi. Cosa vediamo? Cosa sentiamo e cosa annusiamo?

Passo 2: Compassione per una persona cara

Nel buddismo tibetano tradizionale, la meditazione di amorevolezza o metta inizia con la compassione per se stessi. Molti occidentali non capiscono cosa significhi autocompassione. Pensiamoci: Ci viene insegnato a prenderci cura degli altri, a restituire e ad andare, andare, andare. Nessuno ci insegna a prenderci cura della nostra sofferenza.

Ha senso, quindi, iniziare ad avere compassione per qualcuno che può facilmente suscitare in noi sentimenti di compassione. Può trattarsi di un animale domestico, di un amico, di un familiare o di chiunque ci susciti “calore”.

Fase 3: Compassione per se stessi

Questo è un punto difficile per molti. Abbiamo mai prestato attenzione a come ci rivolgiamo a noi stessi?

Forse siamo eccessivamente critici con noi stessi o usiamo parole dure. Potremmo pensare di lasciarci andare troppo facilmente se non ci rimproveriamo per ogni singolo errore che commettiamo.

Le ricerche indicano il contrario. Alti livelli di autocompassione sono stati collegati a una minore procrastinazione e le persone con autocompassione sono più propense ad assumersi la responsabilità dei propri errori. L’autocompassione è anche collegata a una maggiore felicità, a un maggiore ottimismo e a una minore depressione.

Proviamo a trattare noi stessi come tratteremmo un buon amico e riconosciamo che non siamo soli.

Passo 4: Umanità comune

Potremmo scoprire che è relativamente facile essere compassionevoli verso la famiglia, gli amici e gli altri come noi. Ad esempio, provo empatia per la mamma single che lotta per bilanciare maternità, carriera e amicizie. Se sento parlare di un imprenditore appassionato che ha dei dubbi sulle sue capacità, sono pronta ad ascoltare e ad aiutare. Riesco a identificarmi con queste persone e la compassione mi viene naturale.

Non mi è altrettanto facile provare compassione per persone che non conosco o per individui che non mi piacciono particolarmente. È qui che entra in gioco la pratica del riconoscimento dell’umanità comune.

La sfida consiste nel riconoscere la comunanza di base tra tutti gli esseri umani. Consideriamo che tutti quelli che incontriamo (o che non incontriamo) vogliono essere felici. Tutti hanno una mente, tutti hanno un corpo e un cuore che batte. Tutti hanno sogni e hanno paure. E sopratutto, tutti vogliono essere amati.

Questo richiede un po’ di pratica, ma può cambiare il nostro modo di interagire con il mondo. Quando inizieremo a riconoscere che tutti meritano la nostra compassione, ci sentiremo più connessi al mondo.

La pratica di questi quattro passi ci aiuterà ad affrontare la sofferenza che incontriamo ogni giorno. La sofferenza è ovunque e non va da nessuna parte.

Fortunatamente, non lo è nemmeno la compassione.

Ecco una serie di percorsi che possono aiutarti a coltivare la tua consapevolezza. Esplora quelle che ti sembrano più adatte a TE:

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